PIANO ANNUALE PER L’INCLUSIVITÀ

BES – Bello Essere a Scuola

PAI_15_16

“Se si giudica un pesce per la sua capacità di salire su un albero,
vivrà eternamente con la sensazione di essere uno stupido”

A. Einstein

Premessa

A seguito della Direttiva M. 27/12/2012 e CM n°8 del 6/3/2013 L’Istituto Parrocchiale Vescovo Valtorta e Colombo ha elaborato congiuntamente, per l’anno scolastico 2015/16, il “Piano Annuale per l’Inclusività” alla stesura del quale ha lavorato il GLI, gruppo di lavoro per l’inclusione, supervisionato dal coordinatore Dott.ssa Marta Mauri.
Nei punti che seguono sono riportate le opzioni programmatiche e le variabili significative che orientano le azioni volte a dare attuazione e migliorare il livello di inclusività nell’ Istituto.

Per meglio intendere il significato dei BES riteniamo premessa fondamentale soffermarci sul significativo passaggio, dall’uso del termine integrazione a quello di inclusione, un cambiamento che non si riduce ad una sostituzione di vocaboli, ma mette in luce un nuovo modo di intendere la comunità scolastica.
Il paradigma a cui fa implicitamente riferimento l’idea di integrazione è quello “assimilazionista”, fondato sull’adattamento dell’alunno diversamente abile ad un’organizzazione scolastica che è strutturata principalmente in funzione degli alunni “normali”. Il successo dell’appartenenza viene misurato a partire dal grado di normalizzazione raggiunto dall’alunno. La qualità di vita scolastica del soggetto diversamente abile viene dunque calcolata in base alla capacità di colmare il varco che lo separa dagli altri alunni.
Ora, non solo è improbabile che questo varco possa essere effettivamente colmato, ma soprattutto è l’idea stessa che il compito del diversamente abile sia diventare il più possibile simile ad una persona “normale”, a creare il presupposto dell’esclusione. Porre la “normalità” (qualunque cosa essa sia) come modello di riferimento significa infatti negare le differenze in nome di un ideale di uniformità e omogeneità. Così, ad esempio, è l’alunno diversamente abile che non riesce a seguire il normale programma di matematica, quando invece sarebbe utile domandarsi quanto il programma stesso sia adatto/adattabile allo stesso. Si deduce quindi che il limite dell’integrazione è il non mettere mai in discussione il paradigma normalizzazione. Viceversa l’idea di inclusione si basa, non sulla misurazione della distanza da una pretesa standard di adeguatezza, ma sul riconoscimento della rilevanza della piena partecipazione alla vita scolastica da parte di tutti i soggetti. Se l’integrazione tende a identificare uno stato, una condizione, l’inclusione rappresenta un processo, una filosofia, ossia la capacità di fornire una cornice dentro
cui gli alunni, a prescindere da abilità, genere, linguaggio, origine etnica o culturale, possono essere ugualmente valorizzati, rispettati e forniti di uguali opportunità a scuola.

A favorire questo significativo cambio di prospettiva, scaturito dal passaggio dalla via integrativa a quella inclusiva, rilevante è l’apporto dato, anche sul piano culturale, dal modello diagnostico ICF (International Classification of Functioning) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ribaltando la visione precedente, che considerava la persona dal punto di vista bio-medico inquadrando le disabilità, difficoltà e differenze come prodotti di deficit e limiti intrinseci al soggetto, valuta invece l’individuo nella sua totalità, in una prospettiva antropologica.
Fondandosi sul profilo di funzionamento e sull’analisi del contesto, il modello ICF consente di individuare i Bisogni Educativi Speciali (BES) dell’alunno prescindendo da preclusive tipizzazioni.
La situazione globale di una persona, del suo stato di salute e di funzionamento nei suoi contesti reali di vita, va descritta mettendo in relazione informazioni su:
Condizioni fisiche: malattie varie, acute o croniche, fragilità, situazioni cromosomiche particolari, lesioni, ecc.;
Strutture corporee: mancanza di un arto, di una parte della corteccia cerebrale, ecc.;
Funzioni corporee: deficit visivi, deficit motori, deficit attentivi, di memoria, ecc.;
Attività personali: scarse capacità di apprendimento, di applicazione delle conoscenze, di pianificazione delle azioni, di comunicazione, di autoregolazione metacognitiva, di interazione sociale, di autonomia, di cura del proprio luogo di vita, ecc.;
Partecipazione sociale: difficoltà a rivestire i ruoli sociali di alunno, a partecipare alle situazione sociali più tipiche, nei vari ambienti e contesti;
Fattori contestuali ambientali: famiglia problematica, cultura diversa, situazione sociale difficile, culture e atteggiamenti ostili, scarsità di servizi e risorse, ecc.;
Fattori contestuali personali: scarsa autostima, reazioni emozionali eccessive, scarsa motivazione, comportamenti problematici ecc.
L’allievo che sta percorrendo il suo sviluppo evolutivo (strutturale-funzionale) si trova, come una calamita, oltre che in mezzo a tali forze, ad agire nel mondo che lo circonda con le sue capacità e attività personali, partecipando altresì socialmente a vari ruoli, primi tra tutti quello di figlio e di studente. Quando tra le diverse dimensioni si realizza un’interazione positiva, insieme ad una crescita sana, il bambino sarà in grado di funzionare bene anche dal punto di vista educativo-apprenditivo; se così non fosse, il suo funzionamento sarà difficoltoso, disturbato, intralciato, distorto, avente cioè bisogni educativi speciali. Ovviamente, il peso dei singoli ambiti varierà da alunno ad alunno, anche all’interno di una stessa condizione biologica. Dovrà dunque essere una riunione specifica del Consiglio di classe o del Gruppo docenti ad esaminare la situazione del funzionamento educativo-apprenditivo dei vari alunni, con l’obiettivo di riconoscere in tutti questi soggetti una pari dignità di bisogno, a prescindere da quale combinazione di fattori casuali ha prodotto la loro situazione.
La didattica dovrà giocare tutte le sue carte proprio sulla diversità, sulla consapevolezza che, contrariamente a ciò che accade per molti fenomeni naturali, nella persona non c’è nulla di ripetibile e uguale a se stesso, qualsiasi sia la sua condizione, qualsiasi il momento della sua esistenza.
Un sistema inclusivo considera l’alunno protagonista dell’apprendimento qualunque siano le sue capacità, le sue potenzialità e i suoi limiti. Va favorita, pertanto, la costruzione attiva della conoscenza, attivando le personali strategie di approccio al “sapere”, rispettando i ritmi e gli stili di apprendimento e “assecondando” i meccanismi di autoregolazione.

 

Gli obiettivi del PAI

1. Analizzare le criticità e i punti di forza degli interventi di inclusione scolastica dell’ Istituto
2. Innalzare il livello di successo scolastico
3. Integrare l’azione educativa e didattica della scuola con quella delle istituzioni e associazioni locali
4. Offrire agli alunni un servizio scolastico capace di rispondere ai loro specifici bisogni
5. Documentare obiettivi e percorsi di apprendimento
6. Definire le modalità di una corretta valutazione dei risultati
7. Dare una corretta e adeguata informazione alle famiglie

Il PAI utilizza la programmazione dell’attività didattica come strumento idoneo a rendere efficaci e concreti gli obiettivi del progetto stesso.
Costituisce:
– Per gli operatori scolastici il quadro di riferimento, ai fini dell’impostazione dell’attività didattica e dei piani personalizzati
– Per gli utenti una garanzia di assolvimento delle funzioni istituzionali della scuola e di perseguimento di una efficace azione di formazione e di istruzione volta all’ inclusività
– Per i soggetti esterni alla scuola, istituzioni, enti pubblici e privati, una opportunità di sinergie su obiettivi culturali ed educativi condivisi.

Il PAI ha le seguenti caratteristiche:
– È un atto interno della scuola, finalizzato all’auto conoscenza e alla pianificazione dell’offerta formativa in senso inclusivo, fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai diversi bisogni
– È conosciuto e condiviso dal collegio docenti
– Ha validità annuale

 

Linee-guida per una didattica inclusiva

Finalità
1. Definire pratiche condivise all’interno dell’Istituto in tema di accoglienza e integrazione/inclusione;
2. Facilitare l’ingresso degli alunni con BES nel sistema scolastico e sociale nel quale saranno inseriti;
3. Realizzare l’inclusione, sviluppando le abilità sociali e comunicative dell’alunno;
4. Promuovere iniziative di collaborazione tra scuola, reti di scuole, Comune, Enti territoriali, ASL, Associazioni;
5. Favorire un clima d’accoglienza nella scuola e rimuovere gli ostacoli alla piena integrazione;
6. Entrare in relazione con le famiglie.

Obiettivi ed azioni positive
1. Mettere l’allievo al centro dell’azione didattica, cioè accogliere ed accettare l’altro come persona, per conoscere l’alunno anche dal punto di vista socio-affettivo, oltre che cognitivo;
2. Includere, anziché escludere, anche gli studenti più problematici, cioè riconoscerne i bisogni educativi speciali e cercare strategie idonee a sollecitare l’attenzione e la partecipazione, per creare apprendimento significativo, per non creare dispersione scolastica;
3. Considerare fondamentale la relazione educativa, base indispensabile dell’apprendimento, al di là della disciplina e dei programmi da svolgere;
4. Promuovere la dimensione comunitaria e sociale dell’apprendimento;
5. Praticare in classe strategie più coinvolgenti di quelle tradizionali (attività espressive come teatro, musica, video, laboratori di cittadinanza attiva; studio guidato; lavori sulle dinamiche di classe, sulle emozioni, sul bullismo; formazione per prevenzione e contrasto dell’uso/abuso di sostanze; utilizzo di percorsi interdisciplinari, su tematiche civiche e ambientali, con materiali e sussidi multimediali);
6. Condividere le linee metodologie e i presupposti pedagogici con tutto il personale educativo;
7. Valorizzare le potenzialità e risorse di ognuno, anche le competenze non formali;
8. Riconoscere i diversi bisogni e le differenze individuali, dando risposte diverse a domande diverse, cioè curare la personalizzazione dell’insegnamento e adeguare in itinere la programmazione di ciascuna disciplina.

Le fasi principali del percorso di inclusione scolastica:
• orientamenti in ingresso;
• contatti e percorsi tra ordini di scuole;
• pre-conoscenza e coinvolgimento della famiglia;
• criteri di inserimento alunni disabili nelle classi;
• presentazione all’equipe psicopedagogica e/o al Consiglio di classe;
• inserimento: osservazione e conoscenza;
• predisposizioni di percorsi personalizzati;
• rapporti con figure ed enti territoriali di competenza;
• coinvolgimento del personale ATA;
• stesura PEI;
• verifica e valutazione.

Le figure impegnate nel percorso di inclusione scolastica sono:
• FAMIGLIA
• ASL
• SCUOLA

Le responsabilità e competenze della scuola sono a carico del GLI.

 

Ruoli e responsabilità

Il GLI
Fanno parte del GLI alcuni docenti dei due plessi, il Dirigente scolastico e due rappresentanti dei genitori. Il GLI assicura all’interno del corpo docente il trasferimento capillare delle azioni di miglioramento intraprese e un’efficace capacità di rilevazione e intervento sulle criticità all’interno delle classi.
Il GLI svolge le seguenti funzioni:
– rilevazione dei BES presenti nella scuola;
– raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi posti in essere, anche in funzione di azioni di apprendimento organizzativo in rete tra scuole e/o in rapporto con azioni strategiche dell’Amministrazione;
– focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi sulle strategie e metodologie di gestione delle classi;
– rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola;
– elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività (PAI) riferito a tutti gli alunni con BES.
A tale scopo il Gruppo procederà ad un’analisi delle criticità e dei punti di forza degli interventi di inclusione scolastica operati nell’anno appena trascorso e formulerà un’ipotesi globale di utilizzo funzionale delle risorse specifiche, istituzionali e non, per incrementare il livello di inclusività generale della scuola nell’anno successivo. Il Piano sarà quindi discusso e deliberato in Collegio dei Docenti.

Il Dirigente scolastico
Il Dirigente Scolastico partecipa alle riunioni del GLI oppure delega ad un docente, è messo al corrente dal coordinatore BES e dal referente del sostegno del percorso scolastico di ogni allievo con BES ed è interpellato direttamente nel caso si presentino particolari difficoltà nell’attuazione dei progetti. Fornisce al Collegio dei Docenti informazioni riguardo agli alunni in entrata, cura i rapporti con le famiglie ed è attivo nel favorire contatti e passaggio di informazioni tra le scuole e tra Scuola e territorio.

Il Coordinatore BES
La funzione del coordinatore si caratterizza soprattutto come supporto nell’offerta formativa dell’Istituto relativamente all’integrazione e inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali, in una prospettiva culturale e organizzativa in cui ogni docente contribuisce a rendere integranti ed inclusivi i percorsi scolastici che l’istituzione propone. In particolare:
– supporta i colleghi nella realizzazione di esperienze, progetti, procedure che possano essere formalizzate come scelte educative dell’istituto;
– cura in particolare le procedure per la raccolta della documentazione relativa agli studenti con BES, elaborata dal docente referente;
– cura i contatti con le famiglie degli studenti con BES
– partecipa agli incontri con gli specialisti
Essendo i due plessi logisticamente separati, alcune mansioni riferite alla secondaria vengono delegate alla prof.ssa Riganti Luisa.

Il Consiglio di classe
Il Consiglio di classe individua gli studenti con Bisogni Educativi Speciali.
Sulla base della documentazione in possesso della scuola o fornita dalla famiglia o dall’istituzione scolastica e formativa di provenienza o da figure professionali che seguono lo studente e la famiglia stessa, il Consiglio di classe definisce gli interventi di integrazione e di inclusione.
Per promuovere l’integrazione e l’inclusione degli studenti con BES nell’ambito dell’attività della classe, il consiglio di classe, tenendo conto dei PEI e PDP redatti per gli studenti con BES:
– indica la proposta delle risorse umane e strumentali da utilizzare complessivamente nell’ambito della classe;
– contribuisce a livello di plesso o di singola scuola ad individuare opportunità, raccordi progettuali e organizzativi che favoriscano un proficuo utilizzo delle risorse.
Il Consiglio di classe garantisce l’integrazione e l’inclusione degli studenti con BES nel gruppo classe:
– pone l’attenzione non alla copertura oraria ma al progetto pensato e costruito da tutti i docenti e non solo dal docente referente individuando i tempi necessari alla progettazione comune;
– utilizza sempre più gli insegnanti specializzati nell’allestimento di una didattica d’aula inclusiva, valorizzando la contitolarità e la progettazione delle attività;
– concorda il grado di individualizzazione/personalizzazione (adattamenti didattici in aula, interventi personalizzati in aula e fuori, personalizzazioni del percorso scolastico) e il raccordo con il programma comune;
– adotta strategie di organizzazione delle attività in aula, modalità di trasmissione – elaborazione dei saperi, metodi di lavoro, modalità di verifica e valutazione che consentano la partecipazione di tutti gli studenti della classe, anche se in misura diversa;
– individua le modalità di comunicazione e condivisione possibile dei percorsi attivati per gli studenti con BES sia con gli studenti stessi che con le loro famiglie;
– promuove la corresponsabilità di tutti gli studenti della classe alla partecipazione, valorizzazione e integrazione di ciascuno e favorisce la comprensione degli interventi personalizzati anche nei momenti di verifica e valutazione.
Tali linee metodologiche contribuiscono alla formulazione dei PEI e PDP.

I docenti di sostegno
I docenti di sostegno:
– partecipano alla programmazione educativo-didattica;
– supportano il Consiglio di classe/team docenti nell’assunzione di strategie e tecniche pedagogiche, metodologiche e didattiche inclusive;
– intervengono sul piccolo gruppo, con metodologie particolari in base alla conoscenza degli studenti;
– curano la rilevazione casi BES di classe;
– partecipano alla stesura e applicazione del PEI/PDP.

La famiglia
La famiglia è corresponsabile al percorso da attuare all’interno dell’istituto; perciò viene coinvolta attivamente nelle pratiche inerenti all’inclusività.
La modalità di contatto e di presentazione della situazione alla famiglia è determinante ai fini di una collaborazione.
Le comunicazioni sono puntuali, in modo particolare riguardo alla lettura condivisa delle difficoltà e alla progettazione educativo/didattica del Consiglio di Classe/Team dei docenti, per favorire il successo formativo dello studente.
In accordo con le famiglie vengono individuate modalità e strategie specifiche, adeguate alle effettive capacità dello studente, per favorire lo sviluppo pieno delle sue potenzialità, nel rispetto degli obiettivi formativi previsti nei piani di studio.
Le famiglie possono essere coinvolte sia in fase di progettazione che di realizzazione degli
interventi inclusivi anche attraverso:
• la condivisione delle scelte effettuate;
• un eventuale focus group per individuare bisogni e aspettative;
• l’organizzazione di incontri per monitorare i processi e individuare azioni di miglioramento;
• il coinvolgimento nella redazione dei PDP o PEI.

 

Documentazione

Il Piano Annuale per l’inclusività (PAI)
A conclusione di ogni anno scolastico il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione elabora una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con BES, procedendo ad un’analisi delle criticità e dei punti di forza degli interventi di inclusione scolastica operati nell’anno scolastico che si conclude.
Il MIUR ha chiarito che lo scopo del Piano Annuale per l’Inclusività (P.A.I.) è fornire un elemento di riflessione nella predisposizione del POF, di cui il documento è parte integrante, infatti, “non deve essere inteso come un ulteriore adempimento burocratico, ma come strumento che possa contribuire ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei “risultati” educativi”.
Il PAI è un atto interno della scuola autonoma, finalizzato all’auto-conoscenza e alla pianificazione della propria offerta formativa in senso inclusivo, sfondo e fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai diversi bisogni.

Il Piano Didattico Personalizzato (PDP)
La DM n° 8 del 6 marzo 2013 stabilisce che la direttiva estende a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento, richiamandosi espressamente ai principi enunciati dalla Legge 53/2003. Pertanto è compito doveroso dei Consigli di classe o dei teams dei docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l’adozione di una personalizzazione della didattica ed eventualmente di misure compensative o dispensative, nella prospettiva di una presa in carico globale ed inclusiva di tutti gli alunni. Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP). Le scuole – con determinazioni assunte dai Consigli di classe, risultanti dall’esame della documentazione clinica presentata dalle famiglie e sulla base di considerazioni di carattere psicopedagogico e didattico possono avvalersi, per tutti gli alunni con bisogni educativi
speciali, degli strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni attuative della Legge 170/2010 (DM 5669/2011), meglio descritte nelle allegate Linee guida. “La redazione del documento prevede una fase preparatoria d’incontro e di dialogo tra docenti, famiglia e specialisti, nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze; l’incontro deve essere convocato dalla scuola e avverrà presso la sede dell’ULSS, salvo accordi diversi tra le parti interessate. Si ricorda che ogni personalizzazione del percorso d’apprendimento è attuabile soltanto con il consenso della famiglia.
Ai fini della compilazione del PDP è necessario:
– L’acquisizione della relazione clinica;
– L’incontro di presentazione tra il coordinatore della classe, la famiglia dello studente, il Dirigente Scolastico e il Coordinatore BES;
– L’accordo tra i docenti per la sua predisposizione e per la distribuzione della modulistica da compilare (Consiglio di Classe di inizio anno);
– Stesura finale e sottoscrizione del documento (Dirigente Scolastico, docenti e genitori dello studente).

Il PDP deve essere verificato almeno due volte l’anno da parte del Team dei docenti o del Consiglio di Classe.
I piani didattici personalizzati devono essere consultati dai docenti che eventualmente vengono chiamati a sostituire i titolari delle classi, al fine di evitare “fratture” nella continuità dell’intervento didattico.

Di seguito si indicano sinteticamente gli elementi essenziali che è bene siano contenuti nel piano didattico personalizzato:
– Analisi della situazione dell’alunno. Riporta le indicazioni fornite da chi ha redatto la diagnosi, quelle pervenute dalla famiglia ed i risultati del lavoro di osservazione condotto dalla scuola. Rileva le specifiche difficoltà che l’allievo presenta e soprattutto i punti di forza;
– Livello degli apprendimenti. Nelle diverse materie o nei diversi ambiti di studio vanno individuati gli effettivi livelli di apprendimento, che devono essere rilevati con le modalità più idonee a valorizzare le reali competenze dell’allievo, “oltrepassando” le sue specifiche difficoltà;
– Obiettivi e contenuti di apprendimento per l’anno scolastico. Per ciascuna materia o ambito di studio vanno individuati gli obiettivi ed i contenuti fondamentali che l’allievo deve acquisire nell’anno scolastico, assicurando al contempo un volume dell’attività di studio compatibile con le specifiche possibilità;
– Metodologie. Per ciascuna materia o ambito di studio vanno individuate le metodologie più adatte ad assicurare l’apprendimento dell’allievo in relazione alla sue specifiche condizioni (ad esempio metodologie uditive e visive per alunni con problemi di lettura);
– Strumenti compensativi e dispensativi (legge 170/10). Vanno definiti gli strumenti compensativi e dispensativi indispensabili all’allievo nell’apprendimento scolastico. Tra questi, nella scuola secondaria, vanno individuati con particolare cura gli strumenti compensativi e dispensativi che saranno assicurati anche in sede di Esame di Stato.
– Criteri di valutazione.

Compiti a casa e rapporti con la famiglia.

Nel piano didattico personalizzato vanno individuate ed indicate le modalità di accordo tra i vari docenti e con la famiglia in ordine all’assegnazione dei compiti a casa:
– come vengono assegnati;
– in che quantità vengono assegnati (tenere conto che i ragazzi con D.S.A. e con ADHD per le loro caratteristiche fanno più fatica degli altri nello studio, quindi occorre selezionare gli aspetti fondamentali di ogni apprendimento);
– con quali scadenze vengono assegnati, evitando sovrapposizioni e sovraccarichi;
– con quali modalità possono essere realizzati, se quelle consuete risultano impossibili e difficoltose.

E’ bene ricordare che le modalità di valutazione (art.10 D.P.R. 112 giugno 2009) vanno riportate nel P.D.P e devono essere frutto di una puntuale e collaborativa azione di confronto tra i diversi insegnanti, la famiglia e l’allievo (ove possibile) in relazione all’età e alla maturazione individuale.
Andranno specificate le modalità attraverso le quali si intende valutare i livelli di apprendimento nelle diverse discipline:
• L’organizzazione di interrogazioni programmate;
• La compensazione con prove orali di compiti scritti non ritenuti adeguati;
• L’uso di mediatori didattici (mappe, tabelle, formulari, immagini, …) durante le verifiche;
• Valutazioni più attente ai contenuti che non alla forma;
La stesura del PDP, oltre ad essere un atto dovuto perché presente nella normativa, rappresenta un documento vincolante nell’ambito degli Esami di Stato e nel passaggio fra i vari ordini di scuola, per l’applicazione delle deroghe compensative e dispensative previste.

Le diverse abilità. Il Piano Educativo Individualizzato (PEI)

Premessa
Accogliere gli alunni diversamente abili significa fare in modo che essi siano parte integrante del contesto scolastico, assieme agli altri alunni, alla pari degli altri alunni, senza discriminazione alcuna. L’accoglienza non può essere intesa come benevolenza, generosità, filantropia, ma come riconoscimento del valore della persona del disabile che, come tutti gli altri, va accolto per le sue possibilità, per i potenziali valori umani di cui è portatore.

In tale prospettiva è necessario non solo un impegno forte di conoscenza e di valorizzazione della realtà personale, umana, sociale e familiare dei disabili, ma anche e soprattutto un impegno di promozione della loro formazione attraverso la realizzazione di un’organizzazione educativa e didattica personalizzata, sia negli obiettivi, sia nei percorsi formativi. Ma occorre evidenziare che se nella scuola si attuano i percorsi formativi individualizzati solo per gli alunni diversamente abili, in questo modo non si realizza la loro accoglienza, non si attua la loro integrazione, perché si pratica un’ennesima, anche se più sottile, emarginazione. La scuola deve mettere in atto un’organizzazione educativa e didattica che sia differenziata, individualizzata, personalizzata per tutti gli alunni, e non soltanto per determinate categorie.
L’accoglienza degli alunni diversamente abili non deve essere diversa da quella degli altri alunni e perciò discriminante ed emarginante; tutti gli alunni hanno bisogno di percorsi didattici personalizzati.

È accogliente la scuola che consente a ciascun alunno, non solo al disabile, di procedere secondo i suoi ritmi ed i suoi stili di apprendimento, muovendo dai suoi livelli di sviluppo. L’accoglienza vera è quella che si estrinseca nell’impegno di promozione dello sviluppo, della formazione,
dell’educazione e dell’istruzione. E’ ugualmente importante che le persone avvertano questo riconoscimento e si sentano aiutate nel loro impegno di autorealizzazione personale. Infatti l’accoglienza si realizza solo quando le persone si sentono accolte, prese in considerazione e valorizzate. L’integrazione degli alunni in situazione di handicap può essere realizzata solo in una scuola che si fa a misura di tutti gli alunni, perché tutti, non solo i diversamente abili, sono diversi. La diversità è caratteristica peculiare dell’uomo.

Finalità del PEI

L’Istituto si pone come finalità prioritaria quella di un’integrazione globale attraverso la sperimentazione di percorsi formativi in grado di assicurare continuità nel passaggio tra i vari ordini di scuola e in quello indispensabile tra il mondo della scuola e quello sociale, inteso nel senso più ampio e pertanto mirato anche all’inserimento lavorativo.

L’istituto pone come priorità:
– finalizzare tutta l’attività educativa e formativa ad un “progetto di vita” che tenga conto del ruolo attivo che l’individuo dovrà svolgere all’interno della società;
– rendere le famiglie più consapevoli e quindi orientarle verso progetti realistici sul futuro dei propri figli;
– offrire agli alunni diversamente abili la possibilità di acquisire maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità;
– favorire l’accoglienza o l’integrazione degli allievi diversamente abili attraverso percorsi comuni o individualizzati che fanno coesistere socializzazione ed apprendimento;
– elaborare gli aspetti determinanti del processo di formazione: accoglienza, integrazione, orientamento;
– organizzare l’attività educativa e didattica secondo il criterio della flessibilità nell’articolazione delle classi, anche aperte, in relazione alla programmazione scolastica individualizzata.

Obiettivi
Gli obiettivi di seguito individuati riguardano tutti gli alunni ai quali il progetto è rivolto. Nella contestualizzazione specifica di ogni singolo percorso individualizzato, andranno successivamente inseriti gli obiettivi specifici che i Consigli di classe definiscono nei singoli PEI:
– definire pratiche condivise tra tutto il personale all’interno del nostro istituto;
– facilitare l’ingresso a scuola degli alunni e sostenerli nella fase di adattamento al nuovo ambiente;
– promuovere qualsiasi iniziativa di comunicazione e di collaborazione tra scuola ed enti territoriali (comune, ASL, provincia, cooperative, enti di formazione);
– promuovere la socializzazione finalizzandola al miglioramento dell’asse relazionale;
– favorire la creazione di una situazione interattiva piacevole ed emotivamente serena, per stimolare, incoraggiare e coinvolgere l’alunno nelle attività didattiche ed operative;
– facilitare la sussistenza di una cosciente relazione di apprendimento tra alunno, docenti e compagni di classe;
– incrementare le reali possibilità dell’alunno di superare le sue difficoltà specifiche;
– consentire all’alunno di raggiungere un positivo livello di autonomia, stima e sicurezza, attraverso la progressiva consapevolezza delle difficoltà e dei bisogni individuali e del percorso necessario per conseguire stabili e positivi risultati;
– promuovere e valorizzare la capacità di trasferire le abilità cognitive ed operative acquisite durante il progetto educativo nell’ambito di contesti di vita quotidiana;
– ipotizzare un progetto di vita compatibile con le potenzialità e le difficoltà proprie del soggetto.

Metodologia

Per raggiungere gli obiettivi, il progetto sarà strutturato in diversi percorsi:
– saranno curati i rapporti con le diverse istituzioni locali (ASL, Comune, Enti Locali) sia per la realizzazione di eventuali “Progetti integrati”, sia per la stesura congiunta del Profilo dinamico funzionale e del PEI, sia per particolari situazioni problematiche che eventualmente si potranno creare;
– in ogni situazione si cercherà di agganciare il più possibile il lavoro dell’alunno a quello del gruppo classe e, accanto al necessario intervento individualizzato, saranno privilegiate comunque le attività a piccoli gruppi e/o laboratoriali, senza mai perdere di vista le finalità dell’integrazione;
– saranno previsti incontri di continuità con la scuola primaria e con la scuola secondaria di secondo grado, con particolare attenzione alla realizzazione di attività idonee agli alunni in situazione di handicap;
– gli insegnanti di sostegno si riuniranno, coordinati da un insegnante referente al fine di analizzare, confrontare ed elaborare le strategie di intervento più idonee al raggiungimento degli obiettivi programmati nei diversi piani educativi personalizzati;
– sarà effettuato il rilevamento delle difficoltà oggettive nei campi dell’apprendimento che l’alunno manifesta.

 

Riepilogo BES presenti nell’Istituto

A.S. 2015-2016 Scuola primaria

PAI_tab1

A.S. 2015-2016 Scuola secondaria

PAI_tab2